Ho incontrato 3 donne meravigliose sulla via del perdono

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Il perdono è guarigione, è vita, è salvezza.

Il perdono però richiede un lavoro profondo di introspezione, osservazione e accettazione. Le persone poste di fronte alla parola stessa “perdono” spesso tendono a chiudersi in sé stesse, innescando un meccanismo di autodifesa. “Perché devo perdonare? Quella persona non merita il mio perdono. Quella situazione mi ha fatto troppo male. Io posso dimenticare ma non perdonare.” Queste sono alcune delle frasi più comuni con le quali ci si scontra quando si affronta l’argomento. È difficile comprendere che il perdono è un viaggio verso la pace, la propria pace. Buddha diceva “perdona, non perché gli altri meritino il perdono, ma perché tu meriti la pace”. Questa è la chiave che ci può liberare. È la chiave che aprirà le catene a cui noi stessi ci siamo legati e che ci impediscono di camminare con passo leggero, con quel soffio di pace che ci permetterebbe di vivere tutto con cuore grato e occhi pieni di meraviglia per ogni nuovo giorno che ci viene donato.

Così finiamo per appesantirci. È come se ci portassimo uno zainetto sulle spalle, quello che io chiamo lo zainetto della vita. Lì dentro finiscono tutti i nostri sentimenti di rancore, risentimento, odio. Ogni volta che non perdoniamo è come se aggiungessimo un sasso a questo zainetto. Pian piano si fa sempre più pesante, le nostre spalle iniziano a curvarsi e ci troviamo a camminare sul sentiero della vita con un carico troppo ingombrante per la nostra fragile schiena. Così vediamo sempre più persone che camminano col viso rivolto a terra.

Tutto questo può però essere sanato, possiamo toglierci quello zainetto dalle spalle con un gesto di buona volontà. Possiamo farlo abbracciando il perdono. Il perdono è un amico, e se impariamo a comprenderlo e ad amarlo ci porterà doni infiniti. Lui non ci chiede di cercare un colpevole, e tantomeno ci chiede di sentirci vittime. Ci offre al contrario il suo aiuto perché possiamo tornare a vivere la vita nell’amore e nella gioia che sono parte essenziale di noi, che sono innate dentro di noi da sempre e vanno solo riscoperte.

Quando stavo affrontando la stesura del libro “Il Potere e la Magia del Perdono” per poter comprendere a fondo l’importanza e il valore di quel gesto ho cercato e ascoltato testimonianze che mi potessero insegnare quale fosse la via per un perdono vero che liberasse completamente le persone. Ho imparato innanzitutto ad ascoltare e proprio così ho potuto imparare. Molte sono state le testimonianze preziose raccolte nel viaggio verso la casa del perdono, ma tre storie, tre donne hanno segnato in modo indelebile quel percorso e rimarranno per sempre dentro di me. Mi hanno insegnato che il perdono non conosce limiti e per essere sincero e vero deve completarsi e perdonare il mondo intero, a partire da noi stessi.

La prima è stata Sister Rosemary Nyirumbe. Una religiosa ugandese che ha salvato circa 2500 ragazze dalla guerriglia che per dieci anni portò distruzione nel nord del paese. Le ragazze venivano rapite, rese schiave sessuali e soldati. Ragazze obbligate ad andare nei propri villaggi e sparare sulla loro stessa famiglia. Chi si ribellava veniva mutilata, violentata, talvolta uccisa.

Una vota sconfitta questa guerriglia atroce molte ragazze si ritrovarono smarrite e sole, psicologicamente e fisicamente devastate.  Erano libere ma pensavano di non meritare la vita, di non meritare il perdono, perché avevano fatto qualcosa di così terribile che nessuno, nemmeno Dio, le avrebbe mai perdonate. Nessuno, nemmeno le loro famiglie, era più disposto a dare loro una casa. Ma Sister Rosemary, con la sua infinità caparbietà e pazienza ha aperto loro le braccia, le ha accolte, ha creato una scuola di cucito e poi di cucina.  Pian piano ha iniziato con loro un cammino spesso doloroso. Ha detto loro che erano già state perdonate, che da sempre erano perdonate e tutto quello che ora dovevano fare era perdonare sé stesse. Così insieme hanno iniziato il lungo cammino del perdono, che alla fine si è dimostrato ricco di ricompense. Man mano che le ragazze perdonavano rifiorivano, non solo internamente ma anche esteriormente, un passo alla volta tornavano alla vita. Era come vedere un fiore sbocciare. Sister Rosemary mi disse “vedi Ivan, il perdono è un cammino, fatto di passi non sempre facili, ma se non molliamo alla fine ci riporta alla vita”.

Il secondo grande incontro è stato quello con Eva Mozes Kor. Una bambina ebrea che nel 1944 viene deportata con la sua famiglia ad Auschwitz. Dal momento in cui varcò quei cancelli non rivide più la sua famiglia, rimanendo sola con la sua sorella gemella. Venne sottoposta a ogni tipo di esperimento medico scientifico. Le gemelle erano le cavie preferite del dott. Mengele che allora operava in quel campo, soprannominato l’angelo della morte. La maggior parte dei gemelli morì, ma loro inspiegabilmente sopravvissero fino alla liberazione. Molti anni più tardi venne chiamata a testimoniare in Germania in un processo contro un ufficiale nazista che prestò servizio ad Auschwitz. Quello che Eva fece scioccò il mondo e riempì le pagine dei giornali. Alla fine del processo si alzò e andò ad abbracciare l’ufficiale nazista, ormai novantenne. Gli sussurrò qualcosa nell’orecchio. Eva scelse di perdonare. Eva scelse di non essere più vittima di quella violenza subita e liberarsi dalle catene del rancore. Decise di tornare alla vita e ritrovare la pace. In uno scambio di email Eva mi scrisse “Io chiamo la rabbia il seme della guerra e il perdono il seme della pace”. Ora dedica la sua vita a diffondere il messaggio del perdono e a spiegare alle persone che: “Per me è molto triste che una vittima rimanga una vittima. Non posso far altro che mostrare loro che hanno ancora una scelta…questo mondo ha un disperato bisogno di perdono”.

L’ultima grande lezione è arrivata da una ragazza italiana che mi scrisse un messaggio su Facebook. Laura abitava a Norcia e aveva perso tutto nella tragica notte del terremoto. Eppure Laura mi scrisse un messaggio di speranza per la sua terra. Non sceglie di odiare quella terra che tremando le ha tolto tutto, ma sceglie di amarla con ancora maggiore forza. Lei è sicura che tornerà e ricostruirà e l’anelito d’amore che la spinge a tornare è più forte dell’odio.

Da queste tre lezioni di vita ho compreso a fondo cos’è il perdono, invito tutti a voi, ogni volta che avete dei dubbi o delle incertezze a ricercare esempi e storie come queste. Storie che scaldano il cuore, che ci insegnano cos’è l’amore per la vita e quanti doni possiamo ricevere scegliendo di abbracciare il perdono, come scelta di vita. Perché il perdono, anche se talvolta non vogliamo crederci, ha il potere di cambiarci per sempre, riportandoci verso la pace.